martedì 31 gennaio 2012

lunedì 30 gennaio 2012

sfide da immortali

membri celebri del Piercheope's club: Lady Ashley Petterson

Lady Ashley Petterson nella famosa foto del fotografo Gigi
LADY ASHLEY PETTERSON (1895-1961)

Lady Ashley Petterson nasce nel 1895 in circostanze misteriose. si narra che prima di venire alla luce fosse stata rinchiusa all'interno di una persona per ben nove mesi, fino a quando nn riuscì a liberarsi. Iniziò a frequentare il Club in tenerà età, e per la sua bellezza diventò per ben 4 volte Miss Piercheope (1912, 1913, 1914, 1916). Al termine degli studi universitari, ottenuta la laurea in motivazione dei muli con master in peste nera, la madre Sofia Crystal Frontieringersenson vedova Petterson la presentò ufficialmente ai membri del Club. La bellezza di Lady Patterson le aprì la strada nel mondo del cinema, e le permise di recitare in film di culto quali Rosa a mezzanotte (1924), La sottana sbagliata (1926), Apri lo scafandro baby! (1927), nonchè il celebre Leccami tutta mega testa di cazzo (1930).
Nella foto qui a destra la vediamo nel salotto del Pierchope's club in una delle sue pose più sensuali. Dopo un collasso finanziario nel 1960 morì di cipolla ai reni.

canzoni d'oltremare per uomini d'oltremare

Gioventù bruciata, ovvero si stava meglio quando si stava peggio.

sabato 28 gennaio 2012

Piercheope presenta la rubrica "morbidoni cattivoni" : Ciccio bastardo

Membri celebri del Piercheope' club: Il Conte Morenafissa

Il Conte Chiaro Morenafissa e la moglie Desueta Porella
 CHIARO MORENAFISSA (1852-1937)

Il Conte Chiaro Morenafissa entrò nel Piercheope's club a soli dieci anni, presentato ai membri anziani dal padre, Pier Katio Maria Morenafissa conte di Londra di sotto, e si distinse subito per la fervida immaginazione e il genio creativo. Convenzionato dallo stesso club, nel 1880 riuscì ad inventare, sviluppare e mettere sul mercato quello che diventò il prodotto più in voga del periodo: il baffo a pedali. Tutt'ora questo prodotto rappresenta uno status symbol per i borghesi d'oltremanica, e un piacevole passatempo per i nobili mitteleuropei. Morì nel 1937 investito dall'uomo forzuto del circo. 


Le fiabe di nonno alzheimer: "Il cigno e l'ariete"

IL CIGNO E L'ARIETE

C'era una volta un bellissimo cigno bianco, ma se non ricordo male è morto di dissenteria. Anche il lupo non stava troppo bene e la zia Rosa si lamentava che aveva male ai piedi. Poco dopo morì. Mentre correva felice nel bosco, il cerbiatto incontrò un tenero coniglietto che gli indicò dov'era l'erba più fresca e gustosa da brucare. Polenta e cerbiatto è buonissima.

Fin

Luca Marinuzzi detto "il Pratese" - Il prato del cigno nel prato ( 45x2 mm, olio su prato, Museo del Prato, Madrid)

mercoledì 25 gennaio 2012

chiome imponenti di modelli decadenti

Le fiabe di nonno Alzheimer: "L'albero e il cammello"



L'ALBERO E IL CAMMELLO

V'era un argenteo lago dorato e ivi, un albero di castagne. Così il giovane Giovanni scese dal melo di pietra e rispose al cammello dai lunghi e succulenti baffi: "Oh grande Pietanziera! Perchè hai deciso di palesarti di fronte a me? oh nobile figuro, chi sono io? E dove si trova il mio telo da spiaggia cromato?". 
E fu così che i tedeschi ci invasero.
Fin

Lino Bibbione - Il cane di lino (4x6cm, olio su lino, Museo del Lino)



Think Different.


Maestri indiscussi del parlar

martedì 24 gennaio 2012

Piercheope presenta: Le fiabe di nonno Alzheimer


IL DEMONE E IL GATTO


Così Astharot li guardò dall'alto del suo crine magmatico, goloso e tremendo. Guardò loro negli occhi vitrei di muffa e con le orecchie arrugginite ululò al vento: "Ma ragazzi, ma cosa stiamo facendo. Ivi vi sono pecore e mucche, asini e procioni, pernici e scimmioni, e donnole e mia nonna. Ragazzi cosa stiamo facendo?". Ed è così che dal castoro nacque il fiore più bello.
 Fin

LuigiMaria Marcione detto il "Nasodigomma"(25x80 cm, olio su gomma, Ghommeneim museum NYC)


Desueti "vestimenta" per un amato gigante


sabato 21 gennaio 2012

Passatempi d'alta borghesia in magioni signorili

Otto Von Kattivonen: Capitolo Secondo


Otto Von Kattivonen  
 
CAPITOLO SECONDO

 
A
Foffeneimer, die Mekanischzemaggiordomen.
vvolto dal buio della tetra magione, il Doktor Otto rimase ore ed ore immobile a pensare. La fievole luce emanata dal camino sembrava attraversarne la cianotica pelle, e veniva riflessa solo dai suoi occhi, neri come il più oscuro degli abissi, specchi dell’oltretomba. Un’idea, una piccola preziosa idea era tutto ciò di cui aveva realmente bisogno; forse  lo zio Mefistofelein Von Kattivonen aveva ragione quando ripeteva al piccolo Otto: “Tu non defe mai vantare tu di tue ideen, perkè zono le ideen a scegliere loro patrone e non vizeversen”. Ma perché questa vanitosa idea non lo avesse ancora scelto proprio non sapeva spiegarselo. Eppure da alcuni giorni una scintilla, una lontana luce pareva essersi accesa nella mente del dottore, un ricordo nascosto nei più reconditi anfratti tentava di palesarsi. Ma non voleva venire fuori; aveva provato tutti i metodi di Nonna Frieda : starnutire, stare sei ore a testa in giù, infilarsi delle pinzette nel naso, mangiare verdura (fa bene un po’ per tutto la verdura, mangiate la verdura). L’unica cosa che Otto aveva capito era che in qualche modo suo nonno ricopriva un ruolo fondamentale in tutta questa storia, ma non capiva perché, né come uno scheletro sepolto ormai da anni avrebbe potuto aiutarlo. Non sarebbe stato affatto contento di essere risvegliato, figuriamoci se lo aiutava … no … aiuterebbe? ... no, neanche ... dizionario … avrebbe aiutato? Si dice così? Mi suona strano. Vabbè avrebbe aiutato.
 Il pensiero di suo nonno aveva risvegliato nuovamente quella fievole luce, si faceva più vicina, sentiva che da un secondo all’altro avrebbe potuto afferrarla e fare sua quella dolce e timida amante. Un cupo e lamentoso suono rimbombò per tutta la casa, e l’ispirazione fuggì impaurita. Otto raggelò, puro orrore e rabbia deturparono il suo giànontroppobelvolto. Poco dopo, al risonante rumore si unì l’urlo del Doktor «DANNATEN KAMPANELLEN!». E con  poche lunghe falcate raggiunse e violentemente aprì il tetro portone.
«Salve! Siamo Hauser e Mauser della Hauser&Mauser Houses® l’agenzia immobiliare più famosa di Gütenstadt, ne ha già sentito parlare? Ma certo che si! Non vive certo sperduto su un monte! Ahahahah».
Von Kattivonen non riuscì a contraddirlo, in quanto ancora stordito dal temibile e ineludibile attacco di logorrea dell’agente immobiliare.
«Ora che ci siamo presentati Signor...» si sporse per leggere la targhetta sopra il campanello e proseguì «… Doktor Otto Von Kapitone».
«Kattivonen».
«Scusi?».
«Mio cognome ezzere Von Kattivonen».
 La storpiatura del suo nobile cognome in qualche modo gli aveva permesso di uscire dalla terribile trappolacantilenanteimmobiliare, chiamata più comunemente da chi nel settore “l’ipnoarraffasoldimauserhauser”.
«Sono profondamente costernato Signor Otto “con zimpatico azzenten” ahahahah … Per tornare a noi…» e immediatamente assunse l’espressione più seria e professionale che si possa immaginare. Era bravo, era indubbiamente bravo nel suo lavoro. «Io e il mio qui presente collega stiamo visitando la zona in cerca di proprietari che vorrebbero vendere il loro immobile. Lei ne conosce qualcuno o per caso ha intenzione di vendere? ». Ormai ripresosi completamente, e infuriato più che mai, il Doktor sfoderò un grande disgustoso sorrisone.
«Ma kekkcoza mi è prezo. Veniten. Entrate in mia umile und misera dimora, non zia mai ke zi parli di affaren al fretto» e scansandosi veloce e aggraziato da un lato fece entrare gli ospiti chiudendosi la pesante porta dietro le spalle. «Preco, Preco miei graditen und speziali ospiten. Accomodatevi zopra qvesta grossa crocen sul pavimenten mentre io vado nella altra stanzen a tirare leva di Botola Infernalen».
«Scusi?!».
«Rimanete qvi mentre die Mekanischzemaggiordomen serve uno buono te calto».
Appena Otto si dileguò facendo svolazzare il lungo abito soprabito cinereo, dall’ombra si staccò una sagoma. L’essere avanzava con un sordo clangore metallico e vari ticchettii. Quando raggiunse la tenue luce delle candele i due agenti si accorsero subito che l’essere non era umano,a dirla tutta non sembrava nemmeno vivo, dato che, incastrata nella schiena, lentamente roteava una grossa chiave di carica. Il vassoio d’argento che Foffeneimer, il maggiordomo meccanico di casa Von Kattivonen, portava sospeso sulla testa si inclinava pericolosamente ad ogni passo, e le tazzine, che avevano tutta l’aria di essere ricavate da teschi umani, rovesciarono gran parte del loro dorato e caldo contenuto sul freddo cranio metallico del maggiorobodomo.
 Ebbero appena il tempo di appoggiare le labbra sulle tazzine. L’eco di urla strazianti risuonò per diversi minuti nelle stanze del cupo antro. Asciugandosi orgoglioso e soddisfatto il sudore sulla fronte con il fazzoletto, il Doktor Otto guardò il maggiordomo e prese una tazza di tè dal vassoio «Mio karo Foffeneimer, dobbiamo iniziare ad utilizzaren delle tazze di plastichen per zervire tè a nostri centili ospiten. Sto finendo tutto il zervizio di tazzinen di zia Cannibalina». Nel contempo scrutava il proprio riflesso sulla fronte del maggiordomo mettendosi a posto il cravattino, il quale si era impercettibilmente inclinato da un lato mentre tirava la leva della trappola. Non aveva la minima idea di dove andasse a finire la Botola Infernalen ne quali indicibili orrori vi fossero racchiusi, ma non gli interessava nemmeno scoprirlo, era divertente proprio perché misteriosa. L’interruzione seppur alquanto fastidiosa si era rivelata infine una piacevole distrazione dal suo intenso lavoro. Ora era però giunto il momento di riprendere la ricerca.
«Foffeneimer! Antiamo in Bibliotechen» disse Otto facendosi serio, e avanzando impettito scomparve nell’ombra, seguito dal maggiordomo, che si teneva rispettosamente pochi passi indietro.


"Vola come una farfalla, pungi come un'ape"


trattato sulla festa dell'EQUINOzio

giovedì 19 gennaio 2012

orchestrali moderni

Trattato audiovisivo su come utilizzare un moderno liuto

Piercheope storie di uomini e di monti presenta:


Otto Von Kattivonen
                                                   
    
CAPITOLO PRIMO
 
Ritratto del Doktor Otto Von Kattivonen



Le fiamme avvamparono nell’imponente camino scavato nella roccia, lucciole incandescenti svolazzavano verso la fuligginosa cappa. Come un felino scarlatto che inarca il dorso verso l’alto pronto a scattare per difendere la sua preda, il fuoco si levò alto avvolgendo e divorando il giornale che il Doktor Otto Von Kattivonen aveva gettato tra le sue ardenti fauci. La sola vista dell’enorme volto del principe stampato sulla prima pagina gli aveva dato la nausea, odiava quel volto sempre sorridente. Friedrich Gütengüt,  principe di Gütenstadt, era un uomo buono, buonissimo, l’uomo più buono al mondo, onesto e giusto, saggio e affascinante, e bello, bellissimo, insomma perfetto sotto tutti i punti di vista. Ed era l’esatto opposto del Doktor Otto, l’ultimo discendente della casata Von Kattivonen, stirpe che annoverava tra i suoi appartenenti i migliori cattivi e antagonisti della storia. Cattivo, orrendamente crudele e malvagio così come nessun altro uomo poteva sperare di essere, o almeno nessun uomo che non vanti un avo nella famiglia Von Kattivonen.E’ inutile aggiungere che viveva solo, isolato dal resto del mondo, ma poiché ogni cattivo necessita di un aiutante, l’unica compagnia che si concedeva era quella del maggiordomo meccanico Foffeneimer, il quale da secoli ricopriva il duplice ruolo del maggiortante, o aiutandomo, insomma faceva sia da aiutante che da maggiordomo. Dove ero rimasto … fuoco principe Otto famiglia cattivo solo … ah si dunque.

  Viveva solo, certo, ma non pensate che Otto fosse triste, e ancor meno che provasse invidia nei confronti del principe e della sua corte; sia chiaro, egli viveva come un eremita solo perché non aveva ancora trovato una persona malvagia quanto lui, se un tal essere fosse esistito ne avrebbe apprezzato  molto la compagnia; però non esiste, non cercatelo, non esiste.
  Rinchiuso nella sua buia, fredda, enorme e lussuosa magione scavata sul fianco di un alto-sempre-innevato-monte il Doktor Otto se ne stava seduto sul suo scranno di acciaio e velluto a fissare le pagine del quotidiano bruciare nel camino, e intanto pensava. Una scintilla, un pensiero, una sorsata di te, un altro pensiero, il guizzo di una fiamma, un altro sorso di te e cento pensieri di morte,e piani diabolici,e crudeli malefatte che si affastellavano nella sua mente. Cercare il modo di uccidere il principe Friedrich era il suo sommo diletto e la sua quotidiana tortura, l’obbiettivo la cui realizzazione avrebbe reso lui, Otto Von Kattivonen, il più celebre cattivo di tutti i tempi.     

mercoledì 18 gennaio 2012

eppur mi son scordato di te...


Rubrica cinematografica ep1


un film fatto da gente che conosco io.

Compendio poetico sulla ben nota festa di Sant'Efisio, patrono di Cagliari

SOLO PER VERI INTENDITORI.


Se vi sembrava strana la bevanda all’urina di mucca, probabilmente dovrete ricredervi. Un ricercatore universitario cinese, An Yanshi, sta infatti sviluppando un the a base di… cacca di Panda.

Yanshi spiega che i Panda hanno un sistema digestivo molto poco efficiente, che assorbe solo il 30% di quello che ingeriscono. Per cui gli escrementi sarebbero ricchissimi di fibre e elementi nutrizionali.
Nonostante molte fonti informative siano poco chiare sul tema, la cacca di panda però sarebbe usata come concime per fare crescere le piante di té. In questo modo, le proprietà benefiche del té verde si unirebbero a quelle del bambù, principale alimento dei panda, i cui componenti nutrizionali si ritrovano nelle loro feci.
Yanshi conta di riuscire a vendere il the da lui creato a prezzi ad oltre 10 volte il prezzi del tè più costoso ora in commercio.