Stephen Strudel camminava, un raro momento di tranquillità, quei momenti gli ricordavano i bei giorni ante-guerra (la quarta), il suo mese a Parigi e quella dolcissima settimana durante la quale conobbe Michelle. Per una non proprio strana coincidenza quella settimana viene ricordata ancora oggi dai parigini come le 7 orribili giornate di Parigi.
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Furono 7 giorni in cui la città fu scossa da tumulti e sommosse, innescati perché Manidiporco, per fare un regalo alla sua bella, strappò un fiore dal giardino di Roger Lepue, noto per essere la persona più permalosa di tutta la Francia. Scoperto il misfatto, monsieur Lepue incolpò la sua vicina di casa, Mariè Lambert la terza persona più permalosa di Francia, sposata con la seconda persona più violenta della nazione che, offeso per l'offesa recata a sua moglie pensò bene di dare un'aggiornata alle classifiche e riempì il signor Lepue di piombo. Per la fine della giornata le molotov erano le armi più innocue che si vedevano volare tra i due palazzi ai lati della strada, il giorno dopo la battaglia si estese al quartiere e in pochissimo tempo a tutta la città. Dopo una settimana le forze armate decisero di intervenire, un paio di quartieri furono rasi al suolo e ci vollero un paio di missili neuronucleari per calmare la gente, ma tutto finì bene con meno di mezzo milione di morti in totale.
Il detective arrivò in Pitas's Street che erano passate le 3, il convento era stato spostato negli ultimi anni nel vecchio carcere di massima sicurezza. Da quando il Vaticano era stato cancellato dalla faccia della terra gli ordini religiosi avevano fatto da soli quello che sapevano fare meglio, gestire traffici e trascinare folle. Al Convento della Paura, le suore, gestite dalla Badessa, tenevano le file della prostituzione, del mercato nero degli organi e di chissà quali altri traffici. Avevano però anche una delle ultime grosse biblioteche ed era quello il motivo per cui Strudel si era diretto in quel posto.
Una suorina di bassa statura era di guardia in portineria.
"Salve sorella, vorrei fare un giro in biblioteca" la monaca lo osservò di sbieco
"E tu chi cazzo saresti?" disse, estraendo una calibro 38 da un cassettino.
"Un vecchio conoscente della Badessa, le dica che Manidiporco è qui". La donna sollevò la cornetta dell'interfono, "Oh, stronza, dì alla Badessa che un certo Manidimerda è qui e..."
"Manidiporco" precisò l'uomo.
"Manidiporco" si corresse la suora "...E vuole entrare in biblioteca. Mh, ok" poi rivolta al detective "Aspetta seduto lì, dove ti posso vedere bene".
Stephen si sedette, meglio seguire le regole della casa. "Vuoi un po' di coca mentre aspetti?" chiese cortesemente la donnina.
"No grazie, con la coca ho smesso a 13 anni"
"Come vuoi"
Dopo venti minuti finalmente arrivò il permesso e a Manidiporco fu concesso di entrare.
All'ingresso della biblioteca lo aspettava nientemeno che la Badessa in persona, nel suo imponente metro e sessantadue di bellezza e odio. Sorridente scese quei tre gradini che li separavano e gli diede una pacca sulla spalla.
"Vecchio Steve, come va? Cosa ti porta da queste parti?"
"Va tutto bene Badessa, sono qui per la biblioteca, ultimamente mi sto trovando troppo spesso ad aver a che fare con un certo simbolo strano, magari lo trovo tra i vostri libri"
"Molto improbabile, abbiamo pochi libri che trattano quegli argomenti, più che altro ci sono rimaste un sacco di riviste di moda, parecchi romanzi e qualche volume di filosofia, ma simbolismo ed esoterismo no, che poi sarebbe contrario alla nostra fede"
"Ah ah ah" rise il detective.
"La faccio sempre la battuta della fede, è divertente, comunque vai pure a cercare, le mie sorelle qui ti porteranno in giro e se ti serve qualcosa, chiedi pure a loro"
"Mi date la scorta, addirittura?"
"Abbiamo delle consegne in arrivo, meno gente ficca il naso meglio è, senza offesa eh"
"Nessuna offesa" chiuse l'uomo.
Inizio intervallo:
Fine intervallo
Passò la successiva ora in biblioteca senza trovare nulla, cominciò dai pochi libri di esoterismo fino ad arrivare ai libri d'interpretazione dei sogni, a parte le riviste di moda, cinema, musica e qualche romanzo, non era rimasto nulla, se quel triangolo era un segno di riconoscimento o era un nuovo gruppo, o si erano nascosti molto bene negli anni. No, non poteva essere un gruppo nuovo, Manny Lobster sfoggiava quel simbolo quasi trent'anni prima.
Fumava una sigaretta, immerso nei suoi pensieri, ragionando e rimuginando su quel poco che sapeva. Fissava, senza davvero guardarla, una pila di vecchi magazine e inserti di giornale, ad un certo punto con la coda dell'occhio notò una nebbiolina arancione su un'altro mucchio di riviste e giornali. Non fece in tempo a voltarsi che la nuvoletta era sparita, Manidiporco si avvicinò, più per curiosità che altro, e dando una rapida occhiata ai giornali si accorse di una cosa, in copertina al giornale in cima c'era la facciata di un teatro, una foto risalente ad almeno quarant'anni prima, la cosa che però catturò la sua attenzione era che nella luminosa insegna del teatro era installato un grosso triangolo baffuto. Non fece in tempo a stupirsi che un boato gigantesco scosse il pavimento della biblioteca e fece sbattere gli scaffali, il detective si appuntò in fretta il nome del teatro e corse via insieme alle suore di guardia.
Fuori dall'edificio principale, nel cortile del convento, vide quella che in seguito definì come la regina di tutte le scene assurde a cui mai aveva assistito. Un camion bruciava ostruendo l'ingresso, dietro di esso degli uomini vestiti da operai sparavano come ossessi alle suore che, riparate dietro un muretto, rispondevano al fuoco. A lato dell'ingresso, dalla guardiola uscivano alcuni degli operai e subito venivano massacrati di cazzotti dalle suore, che erano in vantaggio numerico.
Manidiporco era ancora lì che cercava di capirci qualcosa quando si sentì afferrare e trascinare via dall'ingresso del carcere. La Badessa lo teneva per un braccio e lo conduceva da qualche parte, in mano aveva una pistola enorme, il vestito era strappato in più punti e grondante di sangue, non aveva più il velo alla testa, anche i lunghissimi e ricci capelli, una volta castani erano sporchi di rosso.
"Quei bastardi ci volevano fottere, ora li fottiamo noi, maledetti Libici del cazzo, ora ti porto all'uscita laterale così te ne vai all'inferno e non mi devo preoccupare anche del tuo culo"
"Grazie" disse lui un attimo sorpreso dal linguaggio della donna.
Arrivarono lì in venti secondi e lei lo spinse fuori con una manata, per un attimo scorse il suo braccio destro che chiudeva la porta, la tunica era strappata in quel punto e una vistosa piramide coi baffi era tatuata sull'avambraccio.
Fin. Alla settimana prossima
Episodio 1 - Enter the Mullet